Monday 15 October 2018

Una nuova “generazione Erasmus”? La metodologia CLIL, le sfide della cittadinanza europea e un mondo da scoprire

di Roberto Derobertis (responsabile progetti Erasmus+ e Cambridge IGCSE, I.I.S.S. “Tommaso Fiore” Modugno-Grumo)


La sintesi di una recente indagine, riportata sul sito European Data Journalism Network, sfata alcuni miti sulla retorica europea della libertà di movimento tra paesi dell'Unione europea. Il 40% dei cittadini e delle cittadine europee, in effetti, non sono mai state in un altro paese dell'Unione oltre quello di nascita, ma è rilevante notare che la scarsa mobilità riguarda in prevalenza gli abitanti dell'Europa orientale e meridionale: oltre il 50% di italiani, polacchi e spagnoli non sono mai stati all'estero, solo l'1% dei rumeni sotto i 24 anni hanno trascorso una notte oltre frontiera e ci sono 15 volte maggiori possibilità che i giovani belgi viaggino all'estero da soli rispetto ai giovani greci. Si tratta di dati che smontano il luogo comune della cosiddetta “generazione Erasmus” sulla quale tanta retorica è stata versata nell'ultimo quindicennio, grazie anche a prodotti culturali come il film “L'appartamento spagnolo” (“L'auberge espagnole”, Francia-Spagna 2002) che hanno alimentato un mito svelatosi ora assai parziale. 


Conoscevamo la situazione culturale, sociale ed economica del nostro territorio, ma non avevamo questi dati fra le mani quando abbiamo progettato il nostro progetto Erasmus+ KA101 “Improving teachers' and students' linguistic and intercultural skills and competences through CLIL methodology”. Tuttavia eravamo convinti che la formazione del personale docente e non docente del nostro Istituto dentro una cornice plurilinguistica e multi-/transdisciplinare potesse essere la chiave per avvicinare l'agenzia formativa Scuola, nella sua interezza, alla cittadinanza europea. Per questo, sin da subito, abbiamo inteso la CLIL non soltanto come metodologia didattica ma come 'frame' di lavoro che include alcuni cambiamenti epocali non più derubricabili a fattori esterni e/o lontani. Innanzi tutto, la presa d'atto che la comunicazione nelle lingue straniere è un fattore determinante dei rapporti economico-sociali dentro la Globalizzazione e, come sua diretta conseguenza, le trasformazioni demografiche in atto in Europa che stanno scompaginando la relazione tra lingue, minoranze etniche, nazionalità e comunità migranti. 

Abbiamo pensato di perseguire, insomma, l'eccellenza dell'apprendimento linguistico insieme alla possibilità di formare cittadini e cittadine capaci di comunicare elementi chiave della cittadinanza (la consapevolezza matematico-scientifica, elettronico-informatica, economico-giuridica e quella del patrimonio storico-culurale europeo) in una lingua veicolare (in prima istanza inglese, ma anche francese) e in collaborazione con altri soggetti, persone o istituzioni. Solo così, pensavamo, si poteva dare una chance concreta di mobilità consapevole ai nostri giovani diplomati dentro e fuori i confini dell'Unione europea: la prospettiva reale di un mondo aperto agli scambi, alle relazioni, alle connessioni e all'inclusione. Così, dall'inizio di questo anno scolastico, nell'ultima fase del nostro progetto – che si concluderà nel febbraio 2019 –, i docenti che hanno preso parte alle due mobilità (un job shadowing presso la “Andrés García Soler” di Lorca in Spagna, e un corso su tecnologie informatiche applicate alla CLIL presso l'ETI di Malta, stanno costruendo percorsi didattici in lingua straniera in Economia Aziendale, Matematica, Diritto, Economia Politica, Storia in collaborazione con le docenti di lingua straniera (inglese e francese) e di sostegno e di un assistente tecnico informatico. 

Con questo stesso spirito – e forte dell'esperienza che stiamo maturando –, il nostro gruppo di progettazione e lavoro Erasmus+ sta per iniziare anche un'altra avventura: un progetto KA229 in collaborazione con partner greci, rumeni e spagnoli che, promuovendo la cultura scientifica, persegue l'integrazione dell'Europa orientale e mediterranea, lo sviluppo delle otto “Key Competences for Lifelong Learning” nel quadro della "Strategia Europa 2020" orientata ad una crescita economico-sociale compatibile con i cambiamenti climatici e alla riduzione drastica dell'abbandono scolastico. 

In un momento in cui in Europa sembrano spirare di nuovo venti di nazionalismo, segregazione e forme inquietanti di vero e proprio apartheid, quando sembra che la chiusura e l'implosione prevalgano sull'apertura, il nostro compito di educatori nel solco della Costituzione del 1948 e del progetto europeo sognato da Rossi e Spinelli – relegati al confino dal fascismo – è quello di far crescere una nuova “generazione Erasmus”: libera/ta, aperta, proiettata a forme di cambiamenti pacifici e inclusivi attraverso una mobilità reale, praticata per l'irrefrenabile desiderio del movimento e della conoscenza.

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